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Uno dei tre cancelli d'accesso all'Expo 2020 Dubai realizzato con fili di fibra di carbonio progettati dall'architetto Asif Khan (ph. Silvia Bavetta)

text Teresa Favi

13 Dicembre 2021

Expo 2020, il concept del Padiglione Italia

Davide Rampello ideatore del Padiglione ci svela tutti i segreti del percorso espositivo

Expo 2020 Dubai ha aperto le porte al mondo con il tema Connecting Minds, Creating the Future, un invito alla collaborazione per un futuro sempre più sostenibile (fino al 31 marzo). Ogni paese ha cercato di dare, e mostrare, il meglio di sé. E la “dimora” italiana celebra la bellezza che unisce le persone. Non ci sono pareti, ma un sipario di 70 chilometri di cime nautiche ricavate dal riciclo di due milioni di bottiglie di plastica. Sulla sommità tre giganteschi scafi rovesciati, dipinti con i colori della bandiera Italiana. Il progetto è di Carlo Ratti, Italo Rota, Matteo Gatto e F&M Ingegneria. Le linee guida del concept design, l’ideazione e la realizzazione del percorso espositivo sono a firma di Davide Rampello - già autore del Padiglione Zero per Expo 2015 a Milano e del Padiglione Italia a Shanghai nel 2010 - che abbiamo incontrato per raccontarne con lui l’anima e il significato.

Davide Rampello Direttore Artistico del Padiglione Italia all'Expo 2020 Dubai

Da quale pensiero è scaturita la sua prima idea per questo Padiglione Italia a Dubai?
Quando hanno annunciato il tema che ha fatto vincere gli Emirati Arabi Connecting Minds, Creating the Future stavo attraversando il Padiglione Zero dell’Expo a Milano. Era molto interessante. Parlava della collettività, della necessità delle infrastrutture, quelle materiali come le strade e i treni, e quelle digitali che anni dopo la pandemia ha energicamente accelerato. Sì, strumenti meravigliosi. Ma ho pensato anche che gli uomini, per stare bene insieme, hanno bisogno anche di valori in cui credere e in quel momento mi sono detto: ‘La bellezza unisce le persone’. E’ andata proprio così. Poi su quell’idea non ci sono più tornato, fino a quando il commissario eletto di Expo Dubai mi ha invitato a partecipare al concorso per il Padiglione Italia. Allora, è riemerso quel pensiero. E abbiamo vinto.

Padiglione Italia, Expo Dubai 2020 (ph. Silvia Bavetta)

Quali mezzi ha scelto per metterlo in scena?

Per tutti i lavori del percorso interno sono riuscito a coinvolgere maestranze italiane. Era fondamentale, perché ‘il saper fare nel modo italiano’ è parte integrante di questa rappresentazione. Per la realizzazione del Belvedere - un’architettura circolare bellissima, alta 6 metri con un diametro di 12 - ho fatto venire un contadino dall’isola di Alicudi che ha tirato su il muro a secco in 20 giorni, perfetto. Solo i nostri artigiani sono in grado di poter fare Opere come questa.

Il Belvedere: il luogo da cui si vede la bellezza, una finestra circolare sui territori più suggestivi e sulle eccellenze delle regioni italiane (ph. ©Massimo Sestini)

Ne è sicuro?

Le basti questo esempio: l’Italia ha la più grande varietà di muri a secco, determinati dalla diversità di clima e dalla pietra stessa, quindi dalla cultura agraria. Diverso il clima, diversa la pietra, diversa la cultura agraria. Tutte queste cose sono preziosissime, e oggi vanno riprese e recuperate con attenzione perché hanno dei saperi profondamente collegati a ciò che noi definiamo ‘sostenibilità’ o ‘economia circolare’. E’ un sapere legato al patto tra uomo e natura che appartiene da sempre all’uomo ma che dalla rivoluzione industriale a oggi è stato tradito più volte. Adesso abbiamo gli strumenti tecnologici, è vero, ma è fondamentale recuperare quel patto. E per capire bene cosa e come fare è necessario rivolgersi a ciò che è stato fatto prima.

Il David di Michelangelo, riprodotto in scala 1:1, protagonista del Teatro della Memoria. È a questo punto del percorso che la Bellezza si unisce al Popolo in una prospettiva di rinascita (ph. Silvia Bavetta)


Il David di Michelangelo è un elemento focale del progetto. Perché lo ha scelto?
Non il David di Michelangelo, ma una sua copia. E’ importante sottolineare questa scelta, perché il senso di ciò che ho intessuto qui a Dubai intorno al David scaturisce dall’intento di richiamare l’attenzione sul concetto di ‘memoria’, da qui Teatro della Memoria il titolo dell’installazione. In questo preciso momento storico stiamo perdendo la memoria; ciò che ognuno di noi ha nei propri device non è memoria, ma un archivio… La memoria attiene al concetto di ricordo, all’economia del sentimento. Una dimensione che stiamo perdendo. Per me il concetto di memoria è basilare, lavoro su questo da sempre. Oggi, quando parliamo di artigianato, agricoltura, biodiversità lo facciamo senza capire bene che cosa sono davvero. Sono memoria. La biodiversità non è una cosa che ci è capitata tra capo e collo, da un momento all’altro: è memoria. Il lavoro dell’uomo è memoria.

Il percorso espositivo del Padiglione Italia offre ai visitatori un'esperienza che coniuga la memoria storica con un'innovazione tecnologica sostenibile. Un vero e proprio 'giardino delle storie', una sintesi di tanti elementi diversi che insieme creano un linguaggio di equilibrio e armonia (ph. ©️Massimo Sestini)Una vista del padiglione Italia (ph. Silvia Bavetta)

Ed ecco che torna il saper fare con le mani, un sapere tutto italiano rispetto al quale l’Italia non ha competitor nel mondo, ed è il messaggio che lei ha affidato anche al famoso regista italiano Gabriele Salvatores che ne ha fatto un film…

Sono trenta micro-storie legate saper fare di donne e uomini italiani. Da chi fa l’auto a chi cuce la camicia più bella, da chi fa la pasta a chi coltiva il grano, chi tesse, chi fa il motoscafo più bello. La mano è straordinaria, può usare una sgorbia o un laser, ma è sempre lei, la mano a guidare lo strumento.

Padiglione Italia


Quali sono state le interazioni con la Galleria dell’Accademia, la casa del David di Michelangelo a Firenze?
Abbiamo lavorato insieme molto bene. All’inizio volevo portare a Dubai una copia bronzea, come quella che è collocata al Piazzale Michelangelo realizzata nell’Ottocento quando la statua originale del David fu messa al sicuro dentro gli spazi della Galleria dell’Accademia. Poi la dottoressa Minacchi che ci ha seguiti ha avuto l’idea intelligente di fare una nuova copia a partire da una scansione digitale. L’ultima risaliva al ‘94. Questa proposta mi è sembrata bellissima perché tutta l’operazione è un lascito prezioso per lo studio e per la ricerca. Poi con la stampante in 3D sono stati fatti 14 pezzi, poi assemblate e rifinite da un formidabile restauratore, Nicola Salvioli dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che ha completato la realizzazione della copia.

Padiglione Italia

A Dubai si ‘parla’ sempre più italiano, nel design, nella moda, nel buon vivere.. come vede la Dubai del futuro?

E’ proprio così, questa è la strada. Penso che in quest’ottica anche il nostro Padiglione sia un po’ come una seconda ambasciata molto parlante e attiva. E il numero dei visitatori, tra i più alti di tutta l’Esposizione Universale, lo conferma. 

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