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Benedetta Paravia

text Teresa Favi

6 Novembre 2023

La Dubai di Benedetta Paravia

La nostra intervista all'italiana apprezzatIssima nel mondo arabo

Italiana, artista poliedrica, autrice, creative producer e filantropa Benedetta Paravia vive da anni a Dubai dove fa da ponte tra Medio Oriente ed Europa attraverso la cultura, la formazione universitaria, le canzoni, i libri, i programmi televisivi e cross mediali al femminile, le sfilate, le mostre d’arte e la solidarietà. È l’italiana più apprezzata nel mondo arabo.  Vice Presidente ed Ambasciatore di A.N.G.E.L.S. (Associazione Nazionale Giovani Energie Latrici di Solidarietà), Onlus con la quale si occupa dal 2008 di temi sociali e di salvare bambini malati nelle zone di guerra. È stata definita dalla stampa araba ‘orgoglio di Google’ con il 100% di notizie positive a lei dedicate. Collabora come giornalista con diverse testate giornalistiche, tra cui La Repubblica e il Borghese. Ha da poco lanciato una mini collezione ‘inclusiva’ firmata Princess Bee nei negozi Yamamay, dedicata al colore della pelle di ogni donna.  

Benedetta Paravia

Come è iniziata la sua via negli UAE?

Con una vacanza nel 2002 a Dubai, appena laureata in Giurisprudenza. Ricordo che quando si aprì la porta dell’aereo, respirai l’odore del deserto e mi si accese subito il sorriso. Era il posto per me. In quel periodo soffrivo per un amore, ma arrivata lì smisi di piangere e non ho più smesso di sorridere. 

Cosa ricorda del suo primo giorno a Dubai?

Quando cominciai a scendere giù per le scalette dell’aereo, notai a destra un’auto rossa con impresso sulla targa solo il falcone nazionale. Non c’erano numeri. Era l’auto dello Sceicco Falah bin Zayed, figlio dell’allora Re Zayed e fratello dell’attuale Presidente Mohammed. Quell’auto era venuta a prendere me e i miei amici per portarci a Ghantoot, il Polo Club dove di svolgeva il compleanno dello Sceicco. Era il 9 novembre e quando entrai vidi tanti giovani e riconobbi nobili di ogni nazionalità e religione che parlavano in lingue diverse ma soprattutto in inglese. Di fronte a quella visione multietnica e multiculturale pensai che quella città per me sarebbe potuta essere anche meglio di Londra o New York! 

The Sheikh Zayed Road

E alla fine com’è andata?

Quel viaggio, che all’inizio doveva essere di sole 2 settimane, diventò un soggiorno di 3 mesi. Poi, prima di ripartire per l’Italia, mentre passeggiavo sulla spiaggia di Jumeirah - che all’epoca era deserta e piena di conchiglie rosa e telline dai tenui colori - trovai un dirhams. Raccolsi quella moneta, che conservo ancora oggi, e pensai: “Io resto qui”.

Qual era lo spirito di quella grande metropoli che l’affascina ancora oggi?

Lo spirito di Dubai in quegli anni era sereno ma vivace e già molto positivo. Il deserto era ovunque e i cammelli attraversavano le autostrade. La gente era ottimista e rilassata, la comunità straniera ancora piccola ma di grande qualità e il rapporto con le famiglie reali era semplice e costante, senza troppi protocolli. 

Recently, Benedetta has launched her mini ‘inclusive’ Princess Bee collection at Yamamay stores, devoted to the skin color of every woman

Qual è stato il suo primo lavoro a Dubai?

Lavoravo come fotomodella per i grandi brand internazionali, come Cartier e Dior, ma nello stesso tempo organizzavo corsi in Italia per le studentesse emiratine presso la Fondazione Antonio Genovesi Salerno - SDOA che presiedeva mio padre. Quei corsi ebbero tanto successo e le famiglie erano molto grate per come la nostra organizzazione si prendeva cura delle loro figlie. In quegli anni non era da tutti riuscire a portare centinaia di studentesse appena maggiorenni in un viaggio formativo all’estero; avevo fatto tutto da sola ricevendopersino i complimenti dall’allora Ambasciatore Domenico Pedata che era stupito dei risultati raggiunti in pochi mesi. Ricordo le mamme e le nonne all’aeroporto che mi abbracciavano affidandomi le loro figlie e nipoti. 

La sua notorietà è legata a due programmi trasmessi dopo il tg della sera da Dubai One, di cui è produttrice e conduttrice. Di cosa si tratta?

In realtà ero già nota alle famiglie locali e ai media per le numerose pubblicità come volto della Emirates e di noti brand di moda, oltre che per mio lavoro nella formazione universitaria. Ho sempre ricevuto molta attenzione e gradita considerazione dai quotidiani emiratini. Hi Dubai e Hi Emiratesè stata la serie più innovativa e apprezzata tanto da concederci la prima serata dopo il tg nazionale. Racconto storie di donne locali e straniere che vivono negli Emirati. Il ruolo della donna nella società islamica multiculturale e le linee guida del governo sono i temi principali. Ho avuto manifesti sui cartelloni di tutta la città e le affissioni sono durate fino a 9 mesi, un vero record su Sheikh Zayed Road. Dopo la messa in onda in tv è stata distribuita online su Dubai Post e poi su tutti i voli della Emirates Airlines. 

Ci racconta uno o due tra le storie più significative di donne che in questi anni ha trattato nella sua trasmissione?  

La libanese Dareen Barbar perse una gamba a 15 anni per un cancro. Era obesa, si ruppe l’anca dopo la prima gravidanza. Poi il riscatto. Oggi con la sua forza di volontà è diventata un personaggio pubblico. La mia serie l’ha lanciata sulle copertine di riviste come Vogue Arabia. È diventata anche fitness model con un duro lavoro in palestra. La tibetana Tenzin Choeyang è nata in India da una famiglia poverissima, trasferendosi a Dubai ha avuto il suo riscatto e ora è la regina del gadget marketing. È Buddista e la sua comunità è di sole 6 persone. 

alise Spa at Burj Al Arab Jumeirah

Ci racconta la sua Dubai tra passeggiate, mare, cultura, tempo libero, shopping e buon cibo?

La mia Dubai cambia sempre! Ogni volta che torno dopo l’estate ci sono centinaia di posti nuovi in più… ma il luogo che mi è più caro è Medinat Jumeirah. Con mio padre siamo stati i primi ospiti del Mina al Salam quando fu inaugurato nel 2004 e da allora anche la Medinat di Jumeirah si è arricchita di nuovi resort. È il mio posto preferito, mi piace guardare il Burj al Arab dalla spiaggia e nuotare di notte nelle grandi piscine del complesso, non lo fa nessuno e non ho mai capito perché: è così bello guardare la luna nella pace più assoluta. Sempre lì, di giorno e verso sera, mi piace prendere l’abra la tipica imbarcazione elettrica di legno, mentre sul Creek le abra sono a benzina e ti portano da una parte all’altra delle sponde, tra il Souk dell’Oro e quello delle Spezie. Anche i palazzi reali sono molto belli. Quando sei ospite di un palazzo reale avverti una sensazione idilliaca come se davvero nulla e nessuno potesse minacciare la tua pace: un senso di sicurezza e di ristoro assoluti. Mi piacciono anche i luoghi semplici come i mercati del pesce e delle verdure presenti in tutta Dubai e il Louvre che ho visitato almeno 20 volte, tra cui in anteprima con le donne della famiglia Al Nahyan prima che aprisse al pubblico. Un posto bellissimo e non turistico, nel deserto, è nell’oasi di Sweihan dove si può ammirare il tramonto da altissime dune.

I suoi programmi per il futuro?  

Ho un film in pre-produzione: la storia di una grande regina femminista del passato, una donna forte coraggiosa ma sensibile e fragile che è sempre andata avanti con la forza di volontà. Sto portando avanti anche un progetto in collaborazione con i Ministeri della Cultura di entrambi i paesi per rafforzare le relazioni tra Italia e EAU. Ho aiutato il brand Yamamay a trovare un partner: il gruppo Etoile della mia amica Ingie Chalhoub, leader nel settore fashion e quindi sono a lavoro per una seconda collezione dedicata alle donne. 

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